La polemica sulla foto del bambino siriano trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, suscita nel web accese polemiche. Quelli che piangono lacrime di coccodrillo, hanno favorito nei tre anni di guerra contro la Siria, lo sviluppo dell’isis e la destabilizzazione del medio oriente. Pertanto invitiamo quanti si strappano le vesti a ricordarsi ogni giorno dei bimbi siriani. Quelli ammazzati dalle bombe dello stato islamico finanziate da Usa, Turchia e Qatar. Nella morte di Aylan, c’è il fallimento dell’Europa, incapace di reagire.
Come funziona l'ipocrisia occidentale sulla questione siriana?
1) Piangono sui siriani ma chiudono le porte delle proprie ambasciate per far guadagnare i trafficanti di esseri umani.
2) I governi europei perchè non concedono visti umanitari regolari ai siriani richiedenti asilo nelle ambasciate?
3) Come mai i paesi arabi del golfo tra i più ricchi al mondo non concedono il diritto d'asilo a nessuno?
Sepolcri imbiancati-. “I media sbandierano la foto di un povero bimbo siriano morto sulle coste della Turchia per impietosire l'opinione pubblica. Gli stessi media non ricordano però che le famiglie siriane fuggono dai tagliagole islamici sostenuti, tra gli altri, da Israele, Arabia Saudita e Qatar, paesi dove nessun profugo siriano può entrare. Gli stessi media che, nel corso dei quattro anni di guerra, non hanno mai mostrato le foto delle centinaia di bambini massacrati dai terroristi.” (Giuseppe Federici).
"E come piangere sulle migliaia di rifugiati ammassati nella stazione di Budapest, senza rendersi conto che la maggioranza di loro sono siriani e la loro venuta in Europa è causata dalle guerre dello Stato islamico, delle milizie fondamentaliste internazionali, ma anche dalla pretesa dei governi occidentali di voler vedere anzitutto la caduta di Bashar Assad? E a che serve piangere sui morti nel mar Mediterraneo, gridare contro gli scafisti se non si riconosce che agli scafisti proprio l’occidente ha dato una mano intervenendo nell’equilibrio inquieto mantenuto da Gheddafi?".
Sembra che il piccolo Aylan provenisse da Kobane, la cittadina curda quasi al confine con la Turchia. Per mesi Kobane è stata sotto l’assedio delle milizie dello Stato islamico, che volevano garantirsi un corridoio fra la zona da loro controllata e il territorio turco, da cui essi ricevono nuove reclute e smerciano petrolio di contrabbando. I profughi che – come la famiglia di Aylan – volevano fuggire da Kobane sono stati ricacciati indietro dai militari turchi; la stessa Turchia ha bloccato i peshmerga irakeni che volevano aiutare i curdi che difendevano la città. Mi domando allora a che serve piangere su Aylan se non si piange su Kobane e sulla collusione fra Ankara e lo Stato islamico?
Solo la grande sensibilità di un artista, poteva "umanizzare" la morte straziante del piccolo Aylan. Quel corpicino indifeso e senza vita, adagiato su quel tratto di spiaggia, sembrava che dormisse. Così piace pensarlo, addormentato tra le braccia paterne ed amorose di Dio. RIP piccolo angelo!
Staff allaquerciadimamre.it